giovedì 30 gennaio 2014

Voglia di cinema #11: Il capitale umano

Il capitale umano, di Paolo Virzì, thriller, Italia 2014, 109 minuti
"Il capitale umano è quello che valuta l’assicurazione per liquidare il danno subito nell’incidente."
Comincio dalla fine, perché è un po' quello che fa anche il film, che con una struttura circolare inizia il racconto con un cameriere di un catering che rimane vittima di un incidente stradale , e finisce proprio con lo stesso ricevimento della scuola da cui il cameriere si avvia poi verso casa.
Da qui torneremo indietro, per ben tre volte, ovvero dal punto di vista di tre protagonisti diversi, Dino
Ossola, Carla Brenaschi e Serena Ossola, figlia di Dino, le cui vite sono intrecciate tramite il rapporto tra i figli delle due famiglie, e ogni volta saranno aggiunti nuovi dettagli per arrivare infine al quarto e ultimo capitolo che ci svelerà la verità sull'accaduto.
Dino (Fabrizio Bentivoglio), che lavora nel campo immobiliare, è il personaggio più misero di tutta la storia, appena capisce con chi è fidanzata la figlia, è come se gli vedessimo il simbolo dei dollari al posto degli occhi. Coglie la palla al balzo e si indebita con la banca di appena 700.000 euri, pensando di poter diventare come i Brenaschi, magari con villa, piscina e campo da tennis. E ovviamente tutto alle spalle della sua compagnia (Valeria Golino) in dolce attesa di due gemelli.
E come spesso capita in queste faccende non fila tutto liscio.
Carla (Valeria Bruni Tedeschi), ex attrice di teatro, moglie ricca e annoiata di Giovanni, è invece il carattere più deprimente tra tutti, è rinchiusa nel suo mondo, in cima ad una collina, non ha mezzo stimolo che le faccia accendere un minimo di entusiasmo per la vita, fino a che non compra il teatro della città (con i soldi del maritino a cui si è venduta), ormai in rovina. Ma anche qui la vediamo arrendersi, ha troppa paura di vivere le sue passioni fino in fondo perché la sua vita è troppo comoda così com'è per andare a rovinarla, e appena Giovanni le dice, quasi per caso che non ci sono i soldi per questo suo nuovo hobby, si rintana nella sfarzosa dimora, troncando sul nascere una passione che avrebbe rischiato di farla sentire in un mondo reale.
Arriviamo a Serena (Matilde Gioli), unico personaggio positivo del film. E' giovane e bella, ma a differenza di suo padre Dino non sfrutta il suo piacere a Massimiliano per entrare nel bel mondo facile, e si innamora del ragazzo proletario dal tratto artistico. Non scappa mai davanti a nulla e ha coraggio da vendere, affrontando anche questioni palesemente più grandi di lei.

Ah se per caso non aveste sentito delle polemiche di una certa schiera di persone facenti parte di un particolare orientamento politico che non mi piace neanche considerare tale, l'ambientazione è il ricco Nord, i personaggi infatti hanno una forte cadenza lombarda nel parlato e sono molto stereotipati, forse troppo ma si capisce che è voluto, Virzì viene sempre dalla commedia, benché sempre impegnata, e ha marcato i caratteri per ridicolizzarli, ma non in quanto brianzoli, sarebbero infatti potuti essere abitanti di una qualunque città italiana e non solo (vedi il recente Blue Jasmine, con un simile intreccio di temi umani e finanziari). Oltretutto la località è immaginaria e la Brianza non viene mai nominata.  Cosa dovrebbero dire i siciliani di tutti i film a tema mafia?
Definire questo film non è semplice, sicuramente un thriller che tiene col fiato in sospeso, un po' commedia proprio per la caratterizzazione forte dei personaggi, e infine un po' dark, sia per i caratteri cupi e meschini dei protagonisti adulti ma anche per i colori usati per  ambientazioni e  costumi di scena.
Non saprei se c'è una morale nell'opera, sono uscita dalla sala colma di sensazioni molto negative (infatti se non siete in buona ve lo sconsiglio), forse se proprio vogliamo fare quelli che devono dare un significato a tutto, che viviamo in un mondo che gira intorno ai soldi e all'ipocrisia, dove i più "forti" (ricchi) in un qualche modo vanno avanti e gli altri rimangono fregati, che la crisi storica in cui viviamo è conseguenza di una crisi culturale ed etica.
Ma forse una speranza c'è, e sono i giovani a darcela.
E' un film che non mi sarei mai aspettata da Virzì e proprio per questo lo consiglio vivamente!

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