domenica 17 novembre 2013

Voglia di cinema #6: Wolf Children



Wolf Children, di  Mamoru Hosoda, Animazione, durata 117 min. - Giappone 2012




La storia ci viene raccontata dalla voce fuori campo di Yuki, e al di là della particolarità sua e del fratellino non ha niente dello straordinario.
E' vero che sono dei wolf chidren, ovvero metà lupi e metà bambini, ma non sembra essere questo il tema che Hosoda voglia sviluppare, ma bensì i problemi di una vita famigliare,
problemi universali.
I genitori di Yuki e Ame, si conoscono all'università, cominciano a frequentarsi e come in tutte le storie si innamorano. Niente di più normale, se non fosse che il papà è un licantropo. E i figli nasceranno con la stessa natura. Ma mamma Hana è felice, ha tutto quello che desidera.
Fino al momento che si ritrova a crescere da sola questi due bambini speciali, perché il loro papà muore.
Hana ha difficoltà a gestire un qualcosa che non conosce, quando i figli si ammalano non sa se rivolgersi al pediatra o al veterinario, e i vicini si accorgono che c'è qualcosa di strano nel loro appartamento.
Così si trasferiscono in una casa ai piedi di una montagna, e ricominciano tutto da zero, pensando che in un posto isolato sarebbe stato più facile nascondersi, sottovalutando l'aspetto che invece in un villaggio così lontano dal mondo, la comunità è molto più unita, e pronta a darsi aiuto l'un l'altro.
Quindi al contrario delle intenzioni iniziali, comincerà proprio qua l'integrazione di questa famiglia speciale col mondo esterno. L'irrequieta Yuki, muore dalla voglia di andare a scuola, e dopo mille promesse di non trasformarsi mai in pubblico, il suo desiderio verrà esaudito, e avrà modo di confrontarsi con le altre bambine, imparando così come ci si comporta in una società.
Mentre Ame ha un'indole molto differente dalla sorella, è più solitario, all'inizio sembrerà una fragilità, ma appena accetta la sua natura fino in fondo, ne farà la sua forza.
Le scelte inevitabili dei due wolf children non avverranno senza contrasti e sofferenze, e Hosoda vuole mostrarci esattamente questo, quanto i processi di crescita e maturazione siano sempre frutto di scelte difficili e dolorose, di quanto qualsiasi madre, per quanto voglia il bene dei figli più di qualsiasi altra cosa al mondo, molte volte non si senta all'altezza di educarli, e avrà sempre difficoltà ad accettare la loro indipendenza.
Putroppo ho letto che quest'anime è stato proiettato solo per un giorno, ma non lasciatevelo scappare, è una piccola perla.
Regala un' atmosfera di una tenerezza infinita e commuoversi è inevitabile.
                        

Dicono che Hosoda sia l'erede di Miyazaki, con cui aveva collaborato al Castello errante di Howl. Io questo non so dirlo, forse l'ho trovato più umano e introspettivo, ma sicuramente ho voglia di vedere molto altro di suo.



Nessun commento:

Posta un commento